Rafminimi13
2006-01-17 05:17:38 UTC
"Le cronache di Narnia".
Antonio Socci, proprio due giorni fa, nel suo articolo "La commozione per
Gesù" evidenziava come Unità e Repubblica si siano scagliate contro questo
"scandalo" di Natale.
Su Repubblica questo film di "allarmante grazia visiva" è giudicato, "come
molti deplorano, furbescamente adatto a tempi di superstizione cristiana e
invadenza evangelica, per folle integraliste avide di ritorno a valori
antichi e minacciosi".
E Unità ha titolato un'intera pagina "Narnia, un lancio in nome di dio", con
la d rigorosamente minuscola.
E Socci si chiede:
«Perché è pericoloso per questa polizia del pensiero?»
Ecco un'ipotesi di risposta:
«Perché finora la Disney aveva fatto da cassa di risonanza del conformismo
"politically correct". I suoi film trasudavano buonismo ecologista e
menavano i bimbi sulla via noiosa del "luogocomunismo", l'ideologia
dominante.
Poi c'è stato lo shock di "The Passion". Mel Gibson ? avendo contro tutta
l'industria cinematografica ? ha raccontato la cruda e struggente passione
di Gesù e ha sbancato, ha travolto ogni record di successo. Così tutti si
sono accorti che la figura di Gesù è di gran lunga la più affascinante di
tutti i tempi e che i cristiani non sono soltanto bersagli da irridere e
da infamare (nei film), ma sono anche un grande pubblico mondiale».
Si racconta anche un aneddoto significativo:
«Una disegnatrice doveva illustrare questi racconti per una casa editrice e
un giorno, mentre dipingeva il Leone Aslan, "sanguinante e moribondo,
scoppiò a piangere e capì che il motivo per cui si commuoveva era che Aslan,
che aveva sacrificato la vita per la salvezza dei suoi piccoli amici, le
aveva ricordato Cristo".
Infatti è così. Giustamente "Tempi" gli ha dedicato una copertina col
titolo: "Nasce Cristo il Leone". È una metafora antica perché "il Leone di
Giuda" è uno dei titoli di Gesù nell'Apocalisse (5,5): "uno dei Vegliardi mi
disse: non piangere più, (perché) ecco il Leone della tribù di Giuda, il
Germoglio di Davide, ha vinto".
E ha vinto proprio sacrificando se stesso per i suoi amici e per tutti.
È questo ricordo di Cristo che commuove nel film. Dopo l'inverno e l'inferno
delle ideologie si avvicina il tempo che previde Bernanos: "verrà un giorno
in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di Gesù senza piangere".
Dev'essere anche per scongiurare l'arrivo di questa primavera che la gelida
artiglieria della cultura dominante ha sparato a zero sul film e su Lewis».
Socci approfondisce ulteriormente il tema, e alla fine conclude:
«Ancora una volta torna fra la gente gente (.....) la grande nostalgia di
Gesù, del gigante che attraversa le pagine dei Vangeli e continua a sedurci
come fa da duemila anni.
E l'umanità sembra esprimere il suo stupore come la poesia di Calderon de la
Barca suggerisce al cuore:
"La tua voce ha potuto intenerirmi/ La tua presenza trattenermi/ e il tuo
rispetto commuovermi./ Chi sei?/ Tu, solo tu, hai destato/ l'ammirazione dei
miei occhi,/ la meraviglia del mio udito./ Ogni volta che ti guardo/ mi
provochi nuovo stupore/ e quanto più ti guardo/ più desidero guardarti"».
Da leggere integralmente, su:
http://www.antoniosocci.it/Socci/index.cfm?circuit=Main&name=CaricaOggetto&m
odalita=view&id=255
dove è presente dal 4 gennaio 2006
Antonio Socci, proprio due giorni fa, nel suo articolo "La commozione per
Gesù" evidenziava come Unità e Repubblica si siano scagliate contro questo
"scandalo" di Natale.
Su Repubblica questo film di "allarmante grazia visiva" è giudicato, "come
molti deplorano, furbescamente adatto a tempi di superstizione cristiana e
invadenza evangelica, per folle integraliste avide di ritorno a valori
antichi e minacciosi".
E Unità ha titolato un'intera pagina "Narnia, un lancio in nome di dio", con
la d rigorosamente minuscola.
E Socci si chiede:
«Perché è pericoloso per questa polizia del pensiero?»
Ecco un'ipotesi di risposta:
«Perché finora la Disney aveva fatto da cassa di risonanza del conformismo
"politically correct". I suoi film trasudavano buonismo ecologista e
menavano i bimbi sulla via noiosa del "luogocomunismo", l'ideologia
dominante.
Poi c'è stato lo shock di "The Passion". Mel Gibson ? avendo contro tutta
l'industria cinematografica ? ha raccontato la cruda e struggente passione
di Gesù e ha sbancato, ha travolto ogni record di successo. Così tutti si
sono accorti che la figura di Gesù è di gran lunga la più affascinante di
tutti i tempi e che i cristiani non sono soltanto bersagli da irridere e
da infamare (nei film), ma sono anche un grande pubblico mondiale».
Si racconta anche un aneddoto significativo:
«Una disegnatrice doveva illustrare questi racconti per una casa editrice e
un giorno, mentre dipingeva il Leone Aslan, "sanguinante e moribondo,
scoppiò a piangere e capì che il motivo per cui si commuoveva era che Aslan,
che aveva sacrificato la vita per la salvezza dei suoi piccoli amici, le
aveva ricordato Cristo".
Infatti è così. Giustamente "Tempi" gli ha dedicato una copertina col
titolo: "Nasce Cristo il Leone". È una metafora antica perché "il Leone di
Giuda" è uno dei titoli di Gesù nell'Apocalisse (5,5): "uno dei Vegliardi mi
disse: non piangere più, (perché) ecco il Leone della tribù di Giuda, il
Germoglio di Davide, ha vinto".
E ha vinto proprio sacrificando se stesso per i suoi amici e per tutti.
È questo ricordo di Cristo che commuove nel film. Dopo l'inverno e l'inferno
delle ideologie si avvicina il tempo che previde Bernanos: "verrà un giorno
in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di Gesù senza piangere".
Dev'essere anche per scongiurare l'arrivo di questa primavera che la gelida
artiglieria della cultura dominante ha sparato a zero sul film e su Lewis».
Socci approfondisce ulteriormente il tema, e alla fine conclude:
«Ancora una volta torna fra la gente gente (.....) la grande nostalgia di
Gesù, del gigante che attraversa le pagine dei Vangeli e continua a sedurci
come fa da duemila anni.
E l'umanità sembra esprimere il suo stupore come la poesia di Calderon de la
Barca suggerisce al cuore:
"La tua voce ha potuto intenerirmi/ La tua presenza trattenermi/ e il tuo
rispetto commuovermi./ Chi sei?/ Tu, solo tu, hai destato/ l'ammirazione dei
miei occhi,/ la meraviglia del mio udito./ Ogni volta che ti guardo/ mi
provochi nuovo stupore/ e quanto più ti guardo/ più desidero guardarti"».
Da leggere integralmente, su:
http://www.antoniosocci.it/Socci/index.cfm?circuit=Main&name=CaricaOggetto&m
odalita=view&id=255
dove è presente dal 4 gennaio 2006